Hai finalmente sistemato la tua grow room: hai scelto la varietà, calibrato temperatura e umidità, magari parlato persino alle tue piante (succede a tutti, tranquillo). E poi arriva il momento della domanda delle domande: che luci metto? LED o HPS? La verità è che, in un mondo dove ogni grower ha la sua filosofia, la risposta dipende da ciò che cerchi. Vuoi massima resa? Risparmio energetico? Bud più ricchi di terpeni? Un raccolto sostenibile?
Spoiler: entrambe le opzioni hanno pro e contro, ma i LED stanno guadagnando terreno ovunque — anche nei laboratori più avanzati. E sì, anche noi di Piggy Weed abbiamo fatto le nostre scelte (e ti diciamo pure perché). In questo articolo ti raccontiamo tutto, senza peli sulla lampada.
Consumi ed efficienza: chi fa il lavoro migliore con meno energia?
Partiamo da una verità semplice: le luci LED di nuova generazione sono campioni in efficienza. Parliamo di fino a 2,8 µmol per joule, cioè un’efficienza doppia rispetto alle classiche HPS, che si aggirano tra 1,4 e 1,8 µmol/J. Anche le HPS più performanti (quelle “double-ended”) fanno fatica a raggiungere i livelli dei LED professionali.
Tradotto in parole povere: con i LED consumi molto meno a parità di luce utile per la fotosintesi, e questo significa bollette più leggere — che non fa mai male. In un case study su coltivazione industriale indoor, il passaggio da HPS a LED ha portato a un risparmio energetico del 43%, con un ritorno sull’investimento in circa due anni.
E se stai pensando “ok, ma i LED costano un botto”, tieni duro: ne parliamo più avanti. Promesso.
Durata e manutenzione: quanto ti dura la lampada?
Una lampada HPS classica ha una vita che va dalle 10.000 alle 20.000 ore. Sembra tanto, ma è solo una stagione per chi coltiva spesso. I LED, invece, hanno una longevità che può superare le 50.000 ore — e nei modelli più avanzati si arriva anche a 100.000. Questo significa meno cambi, meno costi di manutenzione, meno sbatti. E anche meno rifiuti, se ti sta a cuore l’aspetto ecologico.
Swell Farms, in un esperimento su scala decennale, ha stimato che i costi operativi con LED risultano inferiori del 30% rispetto alle HPS: meno energia, meno sostituzioni, meno ore di lavoro.
Insomma, se vuoi una coltivazione più sostenibile — nel portafoglio e nell’impatto — i LED giocano decisamente in vantaggio.
Spettro luminoso: luce su misura o luce fissa?
Le HPS emettono principalmente luce gialla e rossa, che funziona bene nella fase di fioritura ma risulta carente nella fase vegetativa, dove le piante hanno bisogno anche di luce blu per uno sviluppo compatto e sano.
I LED invece offrono uno spettro modulabile, cioè puoi scegliere combinazioni di luce rossa, blu, bianca e persino far-red. Questo consente un controllo totale sull’illuminazione in base alla fase di crescita, migliorando sia la resa che la qualità finale.
Secondo Migrolight, i LED generano il 60% in più di PAR per watt rispetto alle migliori HPS. Questo si traduce in piante più robuste, più produttive e più profumate. Un piccolo dettaglio che fa una grande differenza nel barattolo finale.
Calore emesso: che microclima vuoi nella tua grow room?
Le HPS sono come stufette appese al soffitto: producono molto calore radiante, che aumenta la temperatura fogliare di 2–3 gradi e costringe a rivedere tutto il microclima. Risultato? Più consumo idrico da parte delle piante, più ventilazione forzata e maggior rischio di stress termico, soprattutto nei mesi caldi.
I LED, invece, scaldano molto meno. Questo ti consente di mantenere l’ambiente più stabile, ridurre l’evapotraspirazione fino al 15% e avvicinare di più le lampade alle piante senza rischi. Una grow room più fresca e controllata non solo migliora la vita delle piante, ma anche la tua: meno sbattimenti e più risultati.
Resa e qualità: chi porta più fiori (e più buoni)?
La vera domanda, alla fine, è sempre questa: quanto raccogli, e quanto è buono il raccolto?
Qui i LED, nei test più affidabili, vincono anche sulla resa. Il case study di Swell Farms ha mostrato un +45% di resa per watt, ma non solo: anche un aumento del 24% di THC e +22% di terpeni rispetto alle HPS. E chi coltiva per gusto (più che per quantità) sa bene quanto contano aroma e profilo aromatico.
Anche nelle coltivazioni di verdure come la lattuga, i LED hanno dimostrato una riduzione dei consumi idrici del 15% e un aumento dei composti fenolici, che sono quelli che rendono le piante più buone, più belle, più sane.
Costi iniziali e ritorno economico: LED è davvero più caro?
Sì, è vero: un impianto LED costa di più. In media, da 2 a 4 volte in più rispetto a un setup HPS. Ma se guardi l’intera durata del ciclo — e soprattutto se fai più cicli all’anno — il discorso cambia.
Il risparmio su energia e manutenzione è tale da ammortizzare l’investimento in 1–3 anni. E se coltivi in un Paese come l’Italia, dove i costi dell’elettricità non sono esattamente bassi, il break-even point arriva anche prima. Per i piccoli grower, può sembrare un passo impegnativo; per chi punta alla qualità e alla continuità, è una scelta strategica.
Attenzione alla qualità del LED: non tutti brillano allo stesso modo
Qui arriva la nota dolente: non basta comprare un LED qualunque. I modelli economici spesso hanno uno spettro mal calibrato, poca resa effettiva, o peggio ancora una durata ridotta. La qualità del brand fa una grande differenza.
Inoltre, alcune varietà di cannabis sono state selezionate per crescere sotto HPS: questo significa che potrebbero comportarsi diversamente sotto LED e richiedere aggiustamenti nutrizionali o ambientali. Nulla di drammatico, ma se sei alle prime armi, meglio partire con varietà adatte alla coltivazione LED indoor.
E da Piggy Weed cosa usiamo?
Da noi, niente compromessi: usiamo solo LED ad alta efficienza, testati in grow room reali, calibrati per massimizzare terpeni, resa e profilo aromatico. La luce giusta fa davvero la differenza: bud più compatti, più ricchi di resina, più profumati. E si sente. Basta aprire un barattolo per capirlo al volo.
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