Se ti dicessimo che esiste un piccolo arbusto del deserto capace di trasformare una manciata di semi in un potente amuleto contro il malocchio, ci crederesti? Benvenuto nel mondo del Peganum harmala, in Persia chiamato esfand (o espand). Pianta umile ma dal profumo intenso quando bruciata, è protagonista di riti domestici, cerimonie di passaggio e momenti di protezione che attraversano i secoli, dal mondo zoroastriano fino alle case iraniane di oggi.
Spoiler: non è solo una questione di aroma, ma di simboli, storia e… chimica interessante.
Dalle steppe alla soglia di casa
Il Peganum harmala appartiene alla famiglia delle Nitrariaceae e cresce spontaneo nelle zone aride del Mediterraneo orientale, dell’Asia centrale e del Medio Oriente. In Iran lo si trova lungo strade, campi e cortili polverosi: un arbusto basso, dai fiori bianchi e dai semi marroni racchiusi in piccole capsule.
Questi semi sono il cuore della tradizione: bruciati su brace o carbone, sprigionano un fumo aromatico e leggermente pungente che, secondo il costume iraniano, scaccia il malocchio (čašm-zaḵm), purifica l’aria e benedice persone, luoghi e oggetti.
Il rito dell’esfand: fumo, formule e protezione
La scena è sempre la stessa: un piccolo braciere, una manciata di semi, il crepitio dei gusci che scoppiettano. Il fumo sale e viene fatto girare attorno a neonati, sposi, ospiti importanti, automobili nuove o case appena arredate. Mentre il braciere compie il suo giro, si recitano formule benauguranti, chiedendo alla pianta di allontanare sguardi invidiosi e influenze negative.
È un rito di liminalità: l’esfand agisce come pianta-soglia, intervenendo nei momenti in cui qualcosa o qualcuno “entra” in una nuova fase. La sua funzione è proteggere e purificare, marcando il passaggio da uno stato all’altro.
Dal culto zoroastriano al Sufismo
Le radici di questa pratica affondano in tempi antichi. Alcuni studiosi hanno ipotizzato un legame tra il Peganum harmala e l’haoma zoroastriano (la pianta sacra usata nei riti), sebbene non ci sia consenso unanime. Ciò che è certo è che l’esfand gode di uno status speciale: pianta “santa” in testi e tradizioni, presente tanto nei rituali popolari quanto in quelli più spirituali.
Nel sufismo, il fumo dell’esfand è talvolta associato a momenti di meditazione e canto devozionale, come mezzo per “pulire” lo spazio interiore oltre che quello fisico.
Chimica sacra: β-carboline e aroma
Dietro all’aroma dell’esfand c’è un profilo chimico preciso. I semi contengono β-carboline come harmina, harmalina e tetraidroharmina: alcaloidi reversibili inibitori della MAO-A (RIMA). Queste molecole hanno un effetto sedativo-tonico leggero e, in contesti diversi da quello persiano, sono note per potenziare l’azione di triptamine come la DMT.
Ma qui sta il punto: nei riti persiani, i semi non si ingeriscono, si bruciano. L’uso è fumigatorio, non visionario. Il fumo è soprattutto simbolo e aroma, non un “viaggio” psichedelico.
Miti e fraintendimenti
Come accade per molte piante ricche di alcaloidi, l’esfand è stato oggetto di qualche mito:
– Mito: “Se contiene harmalina, è una droga psichedelica”
– Fatto: le β-carboline hanno potenziale psicoattivo, ma l’uso persiano è solo per fumigazione, senza effetti allucinogeni.
– Mito: “Basta bruciarla per purificare scientificamente l’aria”
– Fatto: il fumo può avere una lieve azione antimicrobica, ma il potere purificatorio è soprattutto simbolico e culturale.
– Mito: “È un’erba magica rara”
– Fatto: è comune e cresce spontanea; il suo valore è rituale, non di rarità botanica.
Protezione quotidiana e oggetti benedetti
In Iran, oltre al fumo, l’esfand compare come talismano: mazzetti secchi appesi a porte, specchietti retrovisori o culle; semi infilati in piccole ampolle portate addosso. È una protezione “portatile” contro il malocchio, parte della vita quotidiana quanto il tè nero o il pane appena sfornato.
Legalità e sicurezza
Il Peganum harmala è legale in Italia e nella maggior parte dei Paesi. Ma attenzione: ingerire grandi quantità di semi può essere tossico e interagire con farmaci (soprattutto antidepressivi, triptani, simpaticomimetici). Nei contesti tradizionali, questa eventualità non si pone: l’uso rituale è esclusivamente fumigatorio.
Una pianta-simbolo
Più che una “pianta da sballo”, il Peganum harmala è un simbolo vivente di protezione, soglia e continuità culturale. Nei riti persiani, l’esfand non serve a fuggire la realtà, ma a rafforzare il legame con essa, a proteggere ciò che entra di nuovo nella vita.
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