Se fate parte delle centinaia di italiani che ogni inverno volano alle Canarie per una vacanza all’insegna del clima mite o si recano a visitare Barcellona e Madrid, potreste voler provare l’esperienza di entrare in un Cannabis social club. Diciamo subito che potrebbe non essere facile accedere a quelli che vengono chiamati i “coffee shop spagnoli”, ma ne vale sicuramente la pena.
Per conoscere meglio questo genere di locali è importante raccontare la loro genesi e la differenza con i ben più famosi Coffee shop olandesi. Questi ultimi sono nati a partire dal 1976, mentre tutto il mondo era alle prese con la guerra contro l’eroina. In quel periodo il governo olandese andò decisamente controcorrente e pensò di poter controllare il consumo di droga concedendo alla gente di consumarla in spazi e in modi prestabiliti. Nei Paesi Bassi la coltivazione e la vendita di cannabis sono illegali ancor oggi, tuttavia i Coffee shop rappresentano delle “zone franche” dove la gente può assumere erba e funghetti in sicurezza. Questo è un vero e proprio paradosso, se ci pensiamo: la coltivazione continua a essere non regolamentata, non controllata e quindi in mano alla criminalità. Inoltre, visto che i Coffee shop possono detenere solo quantità limitate di erba, non possono fare pubblicità e non possono sorgere a breve distanza dalle scuole, vivono spesso in una condizione di precarietà. Negli ultimi dieci anni tanti Coffee shop hanno abbassato la serranda per sempre.
I Cannabis social club spagnoli sono una realtà che al visitatore occasionale può apparire simile, ma che nasconde una storia molto diversa. Questi “shop” sono in realtà associazioni private senza scopo di lucro, all’interno delle quali la cannabis viene autoprodotta e distribuita tra i soci. Un’iniziativa nata “dal basso” che sfrutta una falla nelle leggi spagnole: nel Paese infatti è vietato consumare erba in pubblico, ma non in privato, mentre la coltivazione è consentita solo a uso personale. I social club spagnoli sono quindi associazioni di cittadini che si incontrano in uno spazio privato per produrre e consumare erba in tutta legalità. Questi spazi sono dedicati non solo alla coltivazione e al consumo, ma sono sede anche di tante iniziative comunitarie e culturali. Peccato solo che la tessera per entrarci, da regolamento, dovrebbe essere concessa solo ai residenti e mai e poi mai ai semplici turisti. Inoltre, come accade anche nei Paesi Bassi, in Spagna in teoria è vietato fare pubblicità ai Cannabis club. Quindi per trovare il locale più vicino dovrete basarvi essenzialmente sul passaparola e sperare che i proprietari facciano uno strappo alla regola e vi concedano la tessera. In Catalogna è un po’ più facile rispetto ad altre regioni spagnole: avendo intuito le possibilità economiche offerte dall’apertura ai turisti molti club li incoraggiano a iscriversi e fanno pubblicità per questo, anche se sulla carta non si potrebbe.
Anche in Spagna, come nei Paesi Bassi, il consumo e la vendita non sono illimitati: ciascun membro dei club spagnoli può consumare circa 60 grammi al mese.