Mentre in tutto il mondo si discute sulla legalizzazione della cannabis contenente THC, facendo un bel passo avanti, l’Italia ha deciso di farne due indietro. Dal 22 settembre nel nostro Paese il CBD è considerato ufficialmente una sostanza stupefacente e i prodotti a base di questa molecola possono essere venduti solo in farmacia dietro prescrizione medica, come già si fa con gli psicofarmaci.
Dopo anni in cui in Italia si è venduto e consumato tranquillamente il CBD, spesso dietro consiglio medico, somministrandolo senza alcun problema a una varietà di persone adulte e meno adulte, fragili e meno fragili, e addirittura agli animali, all’improvviso pare che questa sostanza abbia assunto misteriose qualità stupefacenti –nonostante l’OMS smentisca- e possa essere venduta solo come farmaco, quindi a prezzo maggiorato. Cosa ancora più strana, per ora il decreto Schillaci limita l’acquisto solo dei prodotti CBD “da ingerire” e non di quelli “da fumare”… strano, no?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, quindi non il primo arrivato, ha riconosciuto da tempo le qualità terapeutiche del CBD, come la sua capacità antispasmodica, ansiolitica, antiepilettica. Molte associazioni italiane, come la Luca Coscioni, hanno levato le loro proteste al nuovo decreto: mettere ulteriori ostacoli burocratici all’uso del CBD accresce lo stigma verso la canapa e i suoi consumatori. Secondo il sondaggio condotto dalla stessa associazione su 1601 persone che utilizzano abitualmente il CBD, per 9 persone su 10 le nuove difficoltà a reperire i prodotti rappresenteranno un peggioramento della qualità della loro vita.
Il rischio è che ovunque il prezzo dei prodotti con CBD, che in un regime di libero mercato erano decisamente economici, aumenti in modo significativo spingendo potenzialmente molte persone ad abbandonare le loro cure integrative a base di questo estratto naturale.
Dal 22 settembre, dunque, il CBD è considerato un farmaco consigliabile solo per alcune patologie e solo dietro prescrizione medica: da un lato quindi si riconoscono le sue potenzialità di medicina naturale, dall’altro se ne limita l’accesso. Questo è assurdo considerando che a differenza di farmaci da banco come l’aspirina il CBD è quasi privo di effetti collaterali: i più gravi sono bocca asciutta, diminuzione dell’appetito, sonnolenza e abbassamento temporaneo della pressione.
Tutto questo mentre nel resto del mondo si prende una direzione antiproibizionista: la Germania e la Grecia hanno legalizzato la cannabis medica nel 2017, l’Irlanda nel 2019, Lussemburgo e Malta hanno tolto ogni veto nel 2021, consentendo anche l’uso ricreativo della Marijuana, come già avviene in 19 stati degli USA.