Negli ultimi anni sta prendendo piede un nuovo modo di assumere le droghe, chiamato microdosing o in italiano microdosaggio. L’idea è di prendere una qualsiasi droga, sintetica o naturale, in quantità minori rispetto a quelle che sarebbero necessarie per dare “sballo”. Il fine non è sfruttare le potenzialità ricreative o sciamaniche delle sostanze, ma utilizzarle per migliorare la vita quotidiana.
Chi sostiene il microdosing pensa che gli aspetti positivi delle sostanze, ad esempio quelle psichedeliche, dovrebbero fare parte dell’esperienza di ogni giorno: pensiamo agli effetti antidolorifici della cannabis o a quelli stimolanti per la creatività dei funghi allucinogeni. Il fine di chi pratica il microdosing non è vivere “da sballato” ma avere quella marcia in più che gli consente di lavorare, fare sport o vivere l’amicizia in modo migliore.
Mentre la generazione hippie degli anni ’60 e ’70 faceva largo uso di droghe in quantità elevate per raggiungere nuove soglie della percezione e lasciar “deragliare” la mente, le generazioni X e Y hanno iniziato a pensare la droga in un modo nuovo, anche come supporto per le performance personali. Ecco come è nato il microdosing, un modo d’uso che diminuisce gli effetti collaterali e permette di godere degli apporti più positivi e funzionali delle varie sostanze.
Già negli anni ’60 erano stati condotti studi sul possibile utilizzo di piccole dosi di LSD per risolvere problemi legati alla creatività: a un gruppo di lavoratori erano state somministrate basse dosi dell’allucinogeno e si era dimostrato che la loro performance era migliorata. Altri studi più recenti, condotti nel 2018, hanno dimostrato che il microdosaggio può migliorare significativamente l’intelligenza creativa e l’apertura mentale. Parlando del microdosing di funghi magici, sicuramente il più diffuso, si è visto che aiuta a migliorare la neuroplasticità attivando nuove connessioni neurali. C’è anche chi pensa che il microdosing possa aiutare a migliorare la risposta personale alla psicoterapia, favorendo l’apertura mentale necessaria per apportare cambiamenti significativi alla propria vita.
Il microdosaggio di solito si svolge in cicli di tre giorni e mai a cadenza giornaliera: un giorno serve per godere appieno degli effetti, un giorno per smaltire e un giorno per riposare. Questo limita anche i possibili problemi di assuefazione.
Le micro-dosi di funghi magici si ottengono solitamente assumendo 0.1–0.3 g di funghi secchi. La microdose di LSD è normalmente di 10–20 microgrammi. Per il DMT parliamo di 0.5–1.0 mg. La microdose di peyote va da 10 g (prodotto fresco) ai 0.9 g (prodotto secco). Per l’ayahuasca: 50 g d’infusione. Per il san Pedro 10–20 g (prodotto fresco) o 3-5 g (prodotto secco). Per l’MDMA si parla di solito di 20–40 mg. Per la cannabis tra i 2,5 e i 10mg di THC, considerando che la concentrazione di questa sostanza può cambiare molto a seconda della varietà scelta.
Il problema principale per chi vuole provare il microdosing sta nel fatto che quasi tutte le sostanze coinvolte sono illegali in tanti Paesi tra cui l’Italia.